aRoma e “Wake up the circularity”
Il giorno 19 Ottobre 2018 il gruppo aRoma, classificatosi terzo al “Lavazza and Youth for SDGs Contest”, ha avuto la possibilità di presentare il proprio progetto e la propria esperienza all’interno del Festival dell’Innovazione a Settimo Torinese, Torino.
La platea era costituita da studenti liceali frequentanti le classi prime e seconde, dunque un pubblico generalmente ignaro delle tematiche che il progetto avevano mosso ed impreparato a riceverne le ricche informazioni tecniche. Ad introdurre la presentazione, Mario Cerutti, Chief Sustainability Officer di Lavazza.
Il team ufficiale si compone di 6 studenti dell’”Università di Roma Tor Vergata” con formazione accademica molto diversa (ingegneria, chimica, economia) e ciò rappresenta la vera forza del gruppo: avere la possibilità di confrontarsi con persone che hanno una forma mentis tanto diversa permette di mettere continuamente in gioco le proprie idee e valutare le proprie convinzioni da nuovi punti di vista. Il risultato di questo confronto dialettico è una sfida continua e divertente.
Il contest al quale si è voluto rispondere chiedeva di ideare una soluzione sostenibile da esportare in uno dei Paesi produttori della materia prima caffè per Lavazza, cercando di rispondere a quanti più goal dell’Agenda 2030 possibile. In effetti, questi Paesi affrontano problematiche relative alla povertà e all’instabilità del sistema economico nonché, nello specifico, alla fragilità connaturata al settore agricolo. I Paesi cosiddetti in Via di sviluppo sono i più indifesi e, allo stesso tempo, i più esposti alle conseguenze del cambiamento climatico (piogge violente, monsoni aciclici, siccità prolungata). Una grande azienda come Lavazza è ben consapevole di come il supporto agli agricoltori locali e la ricerca di tecniche di coltivazione sostenibili siano elementi strategici al fine di preservare la longevità della propria realtà.
Il progetto “Wake Up the Circularity!” consiste nell’installazione di moduli di acquaponica, alimentati da energia fotovoltaica, nei villaggi vietnamiti. Il sistema di misurazione dell’acqua per mezzo di sensori stampati su carta ne incrementa notevolmente la portata tecnologica.
Il gruppo aRoma ha voluto ideare una soluzione di sostentamento sostenibile per la popolazione vietnamita, particolarmente provata da condizioni atmosferiche logoranti e terreni destinanti alla produzione agricola ad uso alimentare che ancora risentono degli inquinanti diffusi durante la Guerra del Vietnam (1955-1975). Il progetto non voleva dunque introdurre una tecnologia propriamente funzionale alla produzione del caffè, ma era molto più ambizioso: migliorare la vita delle persone.Dietro alle piantagioni di caffè, ad un bene così iconico dello stile di vita occidentale, vi sono agricoltori, famiglie, persone che curano le loro terre tra grandi difficoltà. In particolare, “Wake Up the Circularity!” ha come obiettivo quello di educare le popolazioni del Vietnam alla coltivazione di cibo, attraverso il metodo dell’acquaponica, che sia salubre, perché non sfrutta il suolo inquinato, e che permetta di risparmiare acqua, preziosa per l’irrigazione delle piantagioni di caffè. Dalla necessità di monitorare la qualità dell’acqua discende la volontà di istruire le medesime famiglie riguardo le moderne tecniche di monitoraggio che sono state utilizzate, aspirando a impattare positivamente sulla loro formazione tecnica e garantendone l’autosufficienza.
Il progetto dunque si è posto dal principio il benessere delle persone come faro, rispondendo in tal modo ai goal 2 – Sconfiggere la fame e 3 – Salute e benessere. Questo in quanto la ricchezza di un sistema economico passa dapprima dalla serenità dei lavoratori e, se è vero che siamo ciò che mangiamo, un’agricoltura di qualità assicura una sana alimentazione ed una vita più serena.
Il Festival dell’Innovazione ha dato l’opportunità al gruppo aRoma di confrontarsi con giovani studenti che sono apparsi vivaci ed incuriositi dall’esperienza raccontata, ed è stata un’occasione per ribadire ancora una volta che il Pianeta è uno e l’onere della cura spetta ad ognuno di noi, qualunque sia la geografia che ci è più familiare.
By Giulia Vernali