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La 2° Rivoluzione Verde

L’Europa è il continente più “vecchio” in termini di urbanizzazione. Nel corso dei secoli questo ha causato un grande problema con il consumo di suolo. provocando la perdita di biodiversità, maggiore vulnerabilità nei confronti di alluvioni, frane e fenomeni meteorologici estremi, riduzione delle aree boschive con conseguente limitazione della capacità naturale di sequestro dell’anidride carbonica. 

Insostenibilità del modello di sviluppo:

SATURAZIONE DELLE RISORSE 

L’evidenza scientifica dell’insostenibiltià del modello di sviluppo, seguito negli ultimi due secoli, è sempre più consolidata sia sul piano ambientale che quello socio-economico. 

 

Nel grafico con le linee tratteggiate vediamo lo Scenario previsto nel 1972 (linea tratteggiata) da alcuni esperti del MIT comparato con dati storici dal 1970 al 2010 (linea continua).   

I dati raccolti in più di quarant’anni dal completamento dello studio LTG limit to growth indicano che il mondo sta seguendo lo scenario BAU (business as usual). 

Se l’attuale tasso di crescita della popolazione e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti entro questo secolo. Raggiungendo un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale.  

Alcune previsioni non si sono avverate, infatti, le curve di saturazione di alcune risorse risultano traslate grazie all’avanzamento della tecnologia. Come nel caso del petrolio, che grazie a nuove tecnologie di estrazione, è ancora alla base dell’economia globale (anche se secondo le previsioni il collasso globale dovrebbe avvenire prima della fine delle riserve del petrolio per vari motivi ad esempio a causa dei costi e alla maggiore difficoltà di estrazione). 

Un’altra curva di saturazione che la tecnologia è riuscita a traslare è quella delle risorse alimentari. Questo è il grafico di Malthus

Secondo la teoria di Malthus in un momento della storia dell’uomo si sarebbe raggiunto un punto in cui le risorse alimentari non sarebbero state in grado di sostentare la popolazione mondiale.   

Non aveva però considerato il progresso tecnologico, infatti nel 1944 la Fondazione Rockefeller (insieme allo statunitense Norman Borlaug, premio Nobel per la pace 1970) fondò un Istituto per incrementare la produttività agricola delle fattorie messicane dando inizio alla rivoluzione verde. Questo permise di incrementare enormemente la produttività dei raccolti, grazie all’impiego di varietà vegetali geneticamente selezionate e un uso massiccio di fertilizzanti chimici, prodotti fitosanitari e quindi diserbanti e pesticidi.  

Secondo la FAO il modello di produzione alimentare nato nel secondo dopoguerra non è più sostenibile perché non risolve il dramma della fame nel mondo (nel 2017 erano ancora 815 milioni le persone a rischiare la morte per mancanza di cibo) e danneggia l’ambiente. 

L’insostenibilità è causata da sistemi agricoli che sfruttano in maniera intensiva le risorse con eccessivo consumo e inquinamento di suolo e acque con conseguenze negative anche per la qualità dell’aria e per la biodiversità.  

Alcuni dati: 

  • 30’000 il numero di piante commestibili conosciute sul pianeta terra, 7’000  le piante utilizzate nella storia dell’uomo, 150 quelle che coltiviamo oggi, 30 quelle che rappresentano il 90% della nostra dieta 3 rappresentano il 50% della dieta di tutti gli esseri umani. Coltivare cibo da vendere sul mercato richiede alto livello di specializzazione per essere competitivi e questo limita e uccide la biodiversità. 
  •  secondo istat nel 2014 sono state adottate 130.000 tonnellate di prodotti fitosanitari( funghicidi insetticidi e acaricidi erbicidi) sono più di 2 kg per italiano di pesticidi.

  • « iniezione » di fonti fossili nel suolo, (come agrofarmaci e concimi chimici),hanno progressivamente impoverito il suolo agrario della essenziale capacità di autorigenerarsi.  negli ultimi 40 anni è diventato improduttivo il 30% dei terreni coltivabili.

 

Seconda Rivoluzione verde

Oggi, grazie alle coltivazioni fuori suolo, stiamo vivendo quella che potrebbe essere chiamata la seconda rivoluzione verde  aumentare la produzione di cibo limitando gli impatti ambientali. Per far questo bisogna porre come basi l’analisi di due problematiche: le emissioni di carbonio e il consumo di suolo.

  1. EMISSIONI DI CARBONIO 

Nel 2007 il numero degli abitanti delle città ha superato quello delle popolazioni rurali. Le città occupano solamente il 3% della superficie terrestre, tuttavia sono responsabili del 60-80% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di carbonio.  

Di conseguenza, le città ricopriranno un ruolo fondamentale per il successo nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. 

Una delle cause delle elevate emissioni di carbonio sono le food miles ovvero i km percorsi per trasportare il cibo nelle aree urbane; insieme alle embodied energy ovvero la quantità di energia non rinnovabile necessaria per produrlo.  

È stato stimato che le emissioni di CO2 collegate alla produzione di alimenti possono essere comparate a quelle emesse da una macchina o da un’abitazione media a bassa efficienza energetica. 

2. CONSUMO DI SUOLO Ogni anno in Europa un’area delle dimensioni di Berlino pari a circa 1000 km2 di suolo agricolo o naturale viene rimpiazzata da infrastrutture artificiali. La superficie totale delle città europee è aumentata del 78% a fronte di una crescita della popolazione pari solo al 33%.  Per questo motivo in ambito Comunitario è nato l’obiettivo di raggiungere, entro il 2050, un consumo netto di suolo zero.  

 SOLUZIONE: 

Difronte a questo scenario e considerando che la produzione alimentare (al netto del cibo utilizzato per i biocarburanti) deve aumentare del 70% per sfamare nel 2050 10 miliardi di persone, nasce il progetto ReGenius Loci studia metodi per l’integrazione dell’agricoltura nelle città per raggiungere l’obiettivo 11 “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” portare l’agricoltura in città mediante l’uso di tecniche di coltivazione fuorisuolo.

Fonte:

-limit to growth

-commissione europea per l’ambiente, No net land take by 2050? 

-Fondazione Barilla